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Roccacinema

Lagodarte realizza, all'inizio degli anni '90, la prima ed unica arena estiva del Trasimeno, allestita nel magnifico scenario della Rocca Medievale di Castiglione del Lago. Roccacinema, con oltre sessanta spettacoli in programma, costituisce uno degli eventi della stagione estiva per l'intera area.

Roccacinema 2015

APERTURA BOTTEGHINO E SNACK BAR: ore 21.00

Inizio proiezioni: ore 21.30

INGRESSI: Interi € 6.00 - ridotti € 5.00 (under 12, over 65, associazioni castiglionesi, soci coop Centro Italia)

Carnet con ingressi scontati:
5 ingressi € 25.00
10 ingressi € 45.00

TESSERA FEDELTA' (ogni 6 film il settimo in omaggio)

ARENA DEI BAMBINI - Piazzetta del Cinema Ingresso unico € 5.00

Tickets Films in English: Single tickets € 7.00 - Reduced € 5.00 (under 12)

 

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Infoline 075951099 - segreteria telefonica 0759653152
email: roccacinema@cinemacaporali.it

 

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Roccacinema 2015

martedì 26 agosto ore 21.30

Sala: Roccacinema

Titolo film: LE COSE BELLE

Regia: Agostino Ferrente, Giovanni Piperno.

Genere: Documentario

Anno: 2013

Durata: 88'

 

NEL QUADRO DELLA RASSEGNA

"L'ITALIA SI RACCONTA"

Recensione/Trama:

Aveva ragione Pirandello, "la parola del dialetto è la cosa stessa", perché il dialetto esprime il sentimento mentre la lingua di quella stessa cosa esprime il concetto. E il napoletano è il dialetto che parla il documentario di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, confitto nella realtà come le sue parole, compiute e rotonde che non trovano l'equivalente nella lingua italiana. Girato ad altezza (e a livello) della strada, su cui apre e chiude, Le cose belle naviga in un mare di bellezza e di risorse (umane) sprecate, ritrovando tredici anni dopo Silvana, Adele, Enzo e Fabio.
Adolescenti napoletani dentro il documentario Intervista a mia Madre ieri, giovani con gli occhi pieni di un angoscioso presente ne Le cose belle oggi, gli 'interpreti' stabiliscono un contatto forte con Napoli, di cui incarnarono la possibilità futura di crescita e di cui testimoniano adesso lo smarrimento. Attraverso una relazione molto articolata tra testa e cuore, il documentario di Ferrente e Piperno registra il loro presente e richiama il loro immediato passato. L'esperienza umana di Silvana, Adele, Enzo e Fabio si colloca nella dimensione reale, in una città che ha assunto i contorni inquietanti di un luogo in declino per le faide camorristiche, l'emergenza rifiuti, la crescita dell'immigrazione e le conseguenti dinamiche urbane, economiche, sociali e umane. Le cose belle riflette allora sulla realtà sociale e culturale di Napoli, interrogando o facendosi interrogare da quattro ragazzi che volevano essere modelle, ballerine, cantanti o calciatori, magari sposarsi, magari avere un appartamento in centro o magari ancora tornare nella casa della prima infanzia. Volevano tante cose belle, quelle che si augurano alle persone congedandosi da loro, quelle che anche i napoletani pronunciano in italiano perché siano comprensibili e annuncio di buon auspicio. La predilezione dei registi per la dimensione umana comincia dal 'casting'. Gli autori non si limitano all'esposizione dell'interazione 'personaggi' e ambiente ma l'accompagnano con una millimetrata direzione del gesto, dello sguardo, del setting familiare e sociale, che rivela una profonda comprensione dell'infanzia e della giovinezza. La camera non indaga in modo ragionato ma istintivo, penetrando e risaltando le contraddizioni di esistenze provvisorie destinate presto a mutarsi nel grigiore dell'uomo adulto.
Appassiti ancora prima di sbocciare, i protagonisti si arrangiano alla meglio dentro famiglie che da nutrici si trasformano in matrigne, addossando sulle spalle dei propri figli la responsabilità della loro sussistenza. La mancanza di irrigidimenti estetici rende le loro esternazioni palpabilmente vive, elevando a poesia la vita di ragazzini prematuramente cresciuti e inseriti in un ambiente abulico. Premiato a Taormina come miglior documentario, Le cose belle fa il punto sulla vita, su Napoli e i suoi figli che indossano come un abito la durezza e la fatica di una realtà difficile, che procedono alla maniera dell'innamorato di Libero Bovio: "e cammino, cammino ma nun saccio addò vaco". Le cose belle si colloca con partecipazione e sentimento dalla parte di chi è escluso e sciupato. Gettato e immerso da quella parte della strada senza vittimismi, senza lamentazioni o richieste di pietà, lo sguardo degli autori mette in scena una realtà rimossa e dimenticata dalla grancassa dei media, quella meglio gioventù 'giacente' di cui sottolinea la straordinaria energia linguistica e vitale. Contrappunto a dialoghi e monologhi, le canzoni napoletane anticipano ("A' storia e' Maria"), incapricciano ("Lui mi fa morire"), edulcorano o dissimulano ("Guagliuncè") il destino che attende Silvana, Adele, Enzo e Fabio. Ma prima di andare, via da Napoli, via dalla propria famiglia o dal proprio quartiere, resta il tempo di una canzone, il tempo per cantare la propria passione.


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